La storia del pozzo
Già nel 1965, nei messaggi del 6 e 13 agosto 1965, la Vergine Santissima promise che una sorgente sarebbe sgorgata in questo luogo e che avrebbe purificato l’anima e il corpo. Il 21 ottobre 1966, Mamma Rosa annunciò durante l’apparizione che il giorno precedente, l’Eterno Padre era sceso 7 volte, aveva fatto il giro del piccolo giardino e che la Santissima Vergine Maria chiedeva che fosse scavato un pozzo vicino al pero. La Madonna chiese ai pellegrini che si erano affollati intorno al pero di allontanarsi, in modo che l’Arcangelo San Michele potesse conficcare la sua spada in un cerchio che una pellegrina aveva disegnato con una pala. Mamma Rosa ripeté il messaggio dettato dalla Vergine Santissima: “Figlia mia, ti posso confermare che qui c’è l’acqua. Una fonte di acqua di salvezza per molte anime deve sorgere per purificare l’anima e il corpo”. Una pellegrina torinese, Lucia Cristino, sotto la direzione di Mamma Rosa, dopo aver baciato la terra dove sarebbe sgorgata l’acqua, diede qualche colpo con la pala in quel punto.
Allora Mamma Rosa le disse: “Ora San Michele conficca la sua spada. Mettiti in ginocchio perché il Padre Eterno, il Figlio e lo Spirito Santo sono tutti presenti. Sono qui con molti Angeli. San Michele sta conficcando la sua spada”.
La Madonna ha detto: “Pregate molto, figli miei! Pregate, consolate il mio Cuore che tanto soffre, così come quello di mio Figlio Gesù. Preparate questo pozzo al più presto, in modo che molte anime possano venire a questa fonte! Vi benedico, figli miei e vi stringo tra le mie braccia”.
La Beata Vergine invitò i presenti a portare una pietra per la costruzione del pozzo.
Il giorno dopo l’ingegnere Pellagatti portò un blocco di marmo bianco, e fu la prima pietra che Lei ricevette. Questo blocco di marmo insieme ad alcuni altri blocchi di pietra sono murati nella base del gradino di granito sul lato del pozzo. Il 28 ottobre, dopo le preghiere, prima gli uomini, e poi le donne, furono invitati a mettere mano alla pala per iniziare lo scavo. Dopo l’apparizione, Rosa annunciò che la Beata Vergine si era presentata accompagnata da San Michele, San Gabriele, San Raffaele. Che era molto bella e indossava un mantello tutto d’oro. Teneva in mano un rosario di rose bianche che terminava con una croce con due rose rosse. Con il rosario in mano, la Madonna fece un cerchio sopra il pozzo in costruzione, girando intorno ai pellegrini, poi scese all’interno.
Disse: “L’acqua sarà molto limpida, molto fresca e miracolosa”.
Il 4 novembre non fu possibile eseguire i lavori di scavo a causa del maltempo. I giorni seguenti, Giuseppe, il marito di Mamma Rosa, iniziò a scavare. Venerdì 11 novembre, don Mario Garbarino di Recco, quel giorno presente nel piccolo giardino, benedisse lo scavo per il futuro pozzo. Nel messaggio del 18 novembre, la Mamma Celeste annunciò che da questo pozzo sarebbe sgorgata un’acqua miracolosa. A fine giornata Mamma Rosa chiamò l’ingegnere Pellagatti per chiedergli di occuparsi dei lavori. Martedì 22 novembre l’ingegnere si recò a San Damiano e mamma Rosa gli disse che la Madonna voleva che andasse a trovare il colonnello responsabile della base militare per chiedergli aiuto per scavare il pozzo. Di fronte alla sua esitazione per questa strana richiesta, Mamma Rosa lo rassicurò dicendogli che avrebbe saputo cosa dire al momento giusto.
Dopo diversi tentativi in questa direzione, l’ingegnere si rese conto che non avrebbe potuto ottenere aiuto da lì. Si mise quindi alla ricerca di un’impresa che potesse costruire il pozzo, ma molti rifiutarono il lavoro per paura di essere derisi.
Durante l’apparizione di venerdì 25, la Madonna chiese ad un uomo di gettare nella fossa del futuro pozzo dell’acqua che una figlia spirituale di Padre Pio aveva prelevato dall’antico pozzo medievale del Convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo che non veniva utilizzato da anni.
Durante la stessa apparizione, la Madonna chiese di continuare la perforazione a mano (cosa che secondo l’ingegnere avrebbe rallentato i lavori) e che l’interno del pozzo fosse fatto in mattoni. Il marito di mamma Rosa, Pino, proseguì quindi lo scavo a mano. Il 2 dicembre l’ingegnere si accorse che in fondo al pozzo c’era dell’acqua, ne mise un po’ in una bottiglia, quell’acqua era torbida ma mamma Rosa assicurò che era l’acqua giusta e insistette perché si continuassero i lavori. Tramite la mediazione di un sacerdote, fu trovato un esperto di perforazione manuale dei pozzi, il Sig. Bertani. A causa del maltempo i lavori non si potevano iniziare subito. Fu il 10 dicembre che iniziarono i lavori di scavo manuale. Trovarono l’acqua velocemente, ma la Madonna desiderava che si continuasse a scavare perché secondo le Sue parole a 12m di profondità si sarebbe trovata la “giastra” (questo termine significa in dialetto piacentino una lastra di conglomerato stratificato) e al di sotto di quella c’era un acqua molto ricca. L’ingegnere dubitò dell’esistenza di questa “giastra” e, avendo sentito ciò, mamma Rosa lo rimproverò per la sua incredulità. I giorni successivi, l’ingegnere si recò sul posto dov’era il cantiere, ma purtroppo il signor Bertani non potè proseguire il lavoro a causa di uno strato di terreno troppo duro da scavare.
La Madonna volle che qualcuno portasse un campione d’acqua a Padre Pio e mamma Rosa designò l’ingegnere, che non ne era molto felice a causa della severità di Padre Pio. Quindi l’ingegnere partì con diverse bottigliette contenenti l’acqua del pozzo. Molti profumi di rose, violette, garofani, mughetto e tabacco accompagnarono il suo viaggio. Per incontrare Padre Pio, dovette registrarsi per la confessione. Quando arrivò il suo turno, dimenticò il discorso che aveva preparato. Balbettò qualcosa mostrando il campione d’acqua, Padre Pio gli sussurrò: “dille che va bene”, e poi aggiunse a gran voce, “e ora confessati!”
Il 18 novembre l’ingegnere tornò a San Damiano. Sia lui che la cerchia di mamma Rosa erano contenti della risposta di Padre Pio, ma mamma Rosa non era soddisfatta e insisteva che si proseguissero il lavori di scavo per trovare questa “giastra”. L’ingegnere era deluso, pronto a rinunciare a tutto a causa delle difficoltà di continuare i lavori, se ne andò scoraggiato perché non poteva fare di più e soprattutto, perché non poteva soddisfare i desideri della Madre Celeste. Ma, la notte, fece un sogno: una porta si apriva e nella penombra apparve la Madonna vestita di nero, e lo abbracciò così forte che si svegliò. Il giorno dopo andò a San Damiano e raccontò a mamma Rosa il suo sogno. Lei gli disse che la Madonna aveva nel cuore la costruzione di questo pozzo, che molti mettevano ostacoli e Lei doveva lottare contro chi non lo voleva, ma la preghiera avrebbe potuto eliminare questi ostacoli.
Nel frattempo, durante l’inverno del 1967, fu costruita la parte esterna del pozzo. La struttura metallica della cupola, del peso di 75 kg, fu realizzata da un fabbro di Rizzolo. Un pellegrino di Milano donò la statua in bronzo della Vergine Santissima, che sormonta la cupola e che rappresenta la Madonna di Lourdes. Fu posizionata con lo sguardo in direzione della chiesa. Alla fine di questi lavori furono stampate 26.000 cartoline a colori, che riproducevano una foto del pozzo scattata da un giovane ingegnere milanese.
Mamma Rosa chiese che dietro la foto vi fosse questa scritta: “Questo è il pozzo dove Io mi presento per dare luce al mondo e per guarire l’anima e il corpo di tante persone”.
Il 3 marzo 1967, il vescovo Filippo Rauco benedisse il pozzo alla presenza di molti pellegrini.
Venerdì 11 agosto 1967, come previsto, il pozzo si prosciugò. Mamma Rosa era delusa perché non c’era più acqua per i pellegrini. Mi disse di tornare da Padre Pio per chiedergli cosa dovessimo fare. L’ingegnere Pellagatti non era molto convinto dell’utilità di questo viaggio, pensando che avesse più senso richiamare gli operai per scavare ulteriormente. Mamma Rosa fu irremovibile nella sua decisione e affermò: “La Madonna così vuole!”. Mamma Rosa era veramente uno strumento della Madonna, perché tutte queste intuizioni non potevano venire da lei, umile contadina, e l’ingegnere si rese ben conto che ogni volta che lo contraddiceva nelle sue decisioni aveva ragione, perché i suoi pensieri provenivano dall’alto.
L’ingegnere partì subito per San Giovanni Rotondo, e gli venne detto che doveva aspettare una settimana per incontrare Padre Pio. Siccome gli era stato detto che, in caso di necessità, si sarebbe potuto rivolgere ad un certo Sandro Erario che solitamente si trovava in un bar vicino al convento, si recò lì a cercarlo; gli dissero che non era ancora stato visto in quel giorno, proprio in quel momento il signor Sandro arrivò dicendo che stava pregando in chiesa e che aveva sentito la sensazione che qualcuno fuori lo stesse cercando.
Gli diede un biglietto per confessarsi da Padre Pio, che gli permise di non aspettare. Arrivato il suo turno, alla fine della confessione, l’ingegnere gli mostrò la bottiglia contenente l’acqua del pozzo, Padre Pio la riconobbe e la benedisse. Gli raccontò del problema del prosciugamento del pozzo e a nome di mamma Rosa, gli chiede cosa fare. Padre Pio lo guardò dritto negli occhi e disse: “A puzza!”. L’ingegnere gli disse che non capiva, Padre Pio ripetè con fermezza: “A puzza!” E di nuovo l’ingegnere gli chiese spiegazione. “A puzza!” E facendogli segno di andarsene, aggiunse improvvisamente: “Cappa! Cappa! Cappa!” (Vai!Vai! Vai!).
L’ingegnere partì a mani vuote, deluso per non aver capito il messaggio di Padre Pio. Sulla via del ritorno, in macchina, dei misteriosi profumi alternati a odori di tabacco gli portarono serenità nel cuore e gli fecero capire che il suo dovere era solamente obbedire. Si rese conto che solo mamma Rosa era il vero “strumento” e lui era solo un “mezzo”!
Tornato a San Damiano, disse che non aveva concluso nulla dal suo incontro con Padre Pio. Mamma Rosa decise di iniziare subito i lavori e di fare contemporaneamente allo scavo una guaina in mattoni. La notte successiva, l’ingegnere si svegliò nel cuore della notte come se qualcuno lo avesse scosso. Un dubbio lo invase: e se nel fondo del pozzo ci fossero emanazioni di gas metano e durante i lavori queste emanazioni fossero peggiorate? All’alba chiamò a San Damiano per dire che prima di iniziare i lavori bisognava controllare che non ci fossero emissioni di gas. Pino calò una candela accesa, e questa bruciò in un istante.
Dunque, in fondo al pozzo, c’era veramente un cattivo odore come gli aveva detto Padre Pio. Tutto ciò aveva evitato, per un pelo, una catastrofe.
Venne installato un sistema di aerazione. I lavori poterono cominciare e contemporaneamente allo scavo venne realizzata una guaina in mattoni. Il 14 settembre l’operaio che scavava in fondo al pozzo segnalò un “muro”, a 12 metri di profondità: la “giastra”, come da diversi mesi era stata annunciata a mamma Rosa. L’affermazione categorica dell’esistenza di questo strato di sedimenti e la certezza che si trovasse a 12 metri di profondità, dimostrano lo straordinario carisma dell’umile contadina. È inconcepibile che in quel luogo si trovasse uno strato di roccia così sottile a livello così poco profondo, soprattutto perché non era stata trovata negli altri pozzi scavati nelle immediate vicinanze.
Il 22 settembre, mamma Rosa riferì all’ingegnere che la Vergine Santissima, voleva che scendesse nel pozzo e recitasse un pater, ave e gloria, voltandosi verso i quattro punti cardinali, cosa che lui subito eseguì con gioia. L’ingegnere allora pensò che non servisse più continuare i lavori di scavo, ma mamma Rosa insistette che si continuasse a scavare e velocemente. I lavori non potevano essere svolti manualmente, si doveva procedere con le macchine, mamma Rosa accettò a una condizione: che non fosse strappata dal pero nemmeno una foglia.
A partire dal 25 ottobre 1967 i lavori proseguirono. Per i restanti 5 metri venne installato un tubo di ferro di 50 cm di diametro, catramato e su cui erano stati praticati dei fori. Il 27 ottobre, finiti i lavori, mamma Rosa si rivolse all’ingegnere e gli disse che la Madonna era contenta del risultato.
Che sollievo! La costruzione di questo pozzo ha incontrato difficoltà a causa di problemi materiali, ma anche a causa delle forze avverse che si stavano scatenando. Grazie alla perseveranza di mamma Rosa, il pozzo è stato realizzato. In un primo momento Pino, il marito di mamma Rosa, fu incaricato di estrarre l’acqua dal pozzo con un secchio per darla ai pellegrini che accorrevano sempre più numerosi, con recipienti di ogni tipo, e lo doveva fare per molte volte al giorno, tanto che, nel 1968, si rese necessario installare una pompa elettrica.
Dopo dodici anni di uso continuo del pozzo, ci si accorse che l’acqua aveva tracce molto piccole di impurità dovute al fatto che la cupola non era ermetica. Mamma Rosa allora incaricò l’ingegnere di mettersi in contatto con un’impresa locale per risolvere questo problema.
Una volta completato il lavoro, mamma Rosa chiese all’ingegnere di prelevare due bottiglie di acqua miracolosa e portarla ad analizzare in un laboratorio per verificare che fosse sicura da bere. Le analisi effettuate il 16 dicembre dello stesso anno sono state positive.